Titolo originale Shin Kyûseishu densetsu Hokuto no Ken-Kenshirô den. Animazione, Giappone 2008.Italia 2011
Trama
Primo Tempo
Secondo Tempo
Terzo Tempo
Recensione
Rimasto unico erede di Hokuto ma costretto a perdere Julia per sempre, Kenshiro rievoca il suo passato e il momento in cui acquisì la consapevolezza di portare sulle proprie spalle un destino messianico.
Dopo aver dedicato la serie cinematografica sull'immortale mito di Kenshiro e delle sue prodezze ultraterrene al retelling della serie a fumetti originaria, il brand di Ken stupisce con la prima storia completamente originale da anni in qua. L'unica possibile, ovvero un prequel (denominato in originale Zero) che approfondisca il solo terreno inesplorato, quella zona grigia nel passato di Kenshiro collocabile tra la sconfitta con Shin - e conseguente rapimento dell'amata Julia - e il suo ritorno come vendicatore in lotta con i guerrieri di Nanto e della stessa Hokuto. Il guerriero del film di Kobun Shizuno è un Ken inedito, dimesso e quasi remissivo, incerto sui propri poteri, sulla propria natura e sul ruolo che dovrà ricoprire nel grande disegno che il Fato ha in serbo per lui. Il nobile intento di distaccarsi da personaggi e situazioni usurati dalla riproposizione coatta si traduce nella necessità di inventarne nuovi all'altezza degli illustri precedenti. Compito arduo quantunque coraggioso, ma disperatamente fallito: lo schiavista burbero ma di buon cuore, il maestro di Shin e la famiglia che salva Ken da morte certa sono figure inconsistenti e destinate a una mera funzione maieutica nei confronti dell'eroe e del suo percorso di autoconvincimento.
Non va meglio con il classico accostamento dei personaggi a volti noti dell'immaginario cinematografico, che si traduce in un villain scialbo come Siska, palesemente tratteggiato sulle fattezze di Jabba The Hutt. Come se non bastasse, i duelli - la parte più attesa dai fan - sono pochi e non coinvolgono minimamente lo spettatore più avvezzo ai topoi della serie, per nulla aiutato dalla sciatteria dei fondali, che vanifica l'intento di un disegno intento a rievocare il fascino dell'originale.
Resta la sensazione di un mero riempitivo, pensato più per concludere la successione di film previsti sul mito di Ken che per regalare nuove sensazioni. Quasi disarmante constatare la differenza tra il bolso Kenshiro di Shizuno e il pimpante protagonista della prima serie, rievocato dalle immagini statiche successive ai titoli di coda.